In ricordo di Ernesto De Miro
Venerdì 29 agosto, all’età di 99 anni, è scomparso il prof. Ernesto De Miro.
Di grandi doti umane e di studioso, in questi giorni è stato definito “l’ultimo dei Grandi” in riferimento al suo modello di rigore scientifico e istituzionale e, in particolare, alle sue azioni di valorizzazione e tutela svolte in Sicilia, che tanta eco ebbero anche a livello nazionale. Apparentemente severo e austero, aveva una personalità gentile e sensibile; ironico e gioviale in compagnia, era deciso e rigoroso, soprattutto nello svolgimento delle attività richieste dai suoi ruoli professionali.
Ma l’anima della sua vita quotidiana di archeologo fu il profondo sentimento di amore per l’archeologia, considerata indissolubilmente legata alla ricostruzione e interpretazione della storia e del paesaggio.
Di formazione catanese, allievo di Santo Mazzarino e di Guido Libertini, giunse ad Agrigento nel 1950 per affiancare il Soprintendente Pietro Griffo, con il quale avviò una stagione felicissima di scoperte, estesa anche al territorio, e intraprese una lunghissima e complessa battaglia in difesa dei monumenti e del paesaggio della Valle dei Templi, di cui tracciò la prima perimetrazione, ritenuta ancora attuale allorquando, con decreto regionale, fu istituito il Parco di Agrigento. Divenuto nel 1968 Soprintendente alle Antichità delle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna proseguì con aumentato fervore la difesa, sempre più irta di ostacoli e pericoli, della Valle dal pressante abusivismo edilizio. Nel contempo, ebbe l’incarico di docenza all’Università di Messina, dove dal 1986, lasciata la Soprintendenza (che nell’ultimo anno si era estesa anche al territorio di Trapani e Palermo), fu professore ordinario. Qui contribuì alla nascita dell’Istituto di Archeologia e, in seguito, del Dottorato di ricerca consorziato con le due università siciliane di Palermo e Catania. Fu anche presidente del Consiglio scientifico del Centro di archeologia greca del Cnr presso l’Università di Catania, direttore dell’Istituto di Studi Micenei ed Egeo-Anatolici del Cnr di Roma e membro dell’Istituto Archeologico Germanico.
Autore di numerosissimi articoli e lavori monografici, ha organizzato importanti convegni internazionali, soprattutto sulla Sicilia greca, e ha fondato e diretto le riviste “Quaderni di Archeologia dell’Università di Messina” e “Sicilia Antiqua”.
Ma quello che ci piace sottolineare, in questo ricordo, di una personalità originale e instancabile, è che, da docente universitario, ha costituito un modello di collaborazione, allora certamente innovativa, tra Università e Enti di amministrazione. Ed è stato questo il principio fondamentale al quale si è ispirata la sua Scuola, all’interno della quale si sono formati tanti archeologi, impegnati oggi nell’uno e nell’altro settore, ma accomunati da un profondo senso di libertà nelle proprie scelte scientifiche e dall’esercizio fermo e autorevole della tutela e gestione del patrimonio culturale.
Caterina Ingoglia
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