In ricordo di Carlo Lugliè, archeologo

Ḕ molto difficile per me, in questi momenti di profondo dolore e commozione, ricordare con lucidità tutti gli straordinari meriti umani e scientifici di una persona speciale, fuor di retorica, come il caro Carlo. Una bella persona.
Ci siamo conosciuti e abbiamo iniziato a frequentarci durante gli anni della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Cagliari nella seconda metà degli anni ’90. Per me è stato il collega più grande e più saggio, un esempio da seguire, un Maestro da cercare (inutilmente) di emulare, un amico fraterno con cui ho avuto l’onore di condividere gran parte della mia vita professionale ma anche privata.
Carlo si laurea all’Università di Cagliari nel 1987, con una tesi dal titolo “I materiali della stazione preistorica di Fenosu (Palmas Arborea) nella Collezione Falchi di Oristano”, con votazione 110/110 e lode e ottenendo dalla competente Commissione d'esame di laurea il riconoscimento del merito di stampa per la tesi discussa, con Enrico Atzeni come Relatore, il nostro comune amato Maestro. Per un decennio circa (1990-1999) è docente di ruolo ordinario di Latino e Greco, pur continuando a studiare la sua amata archeologia. Si specializza in Archeologia preistorica nel 1998, sempre a Cagliari, con Enrico Atzeni, col voto di 50/50 e lode, discutendo la tesi dal titolo: Lo strumentario litico di Coddu is Abionis a Terralba. Primo approccio di analisi strutturale; anche in questo caso, la competente Commissione di Specializzazione giudica meritevole di stampa la tesi discussa. L’anno dopo diventa stato collaboratore tecnico-scientifico per il settore L-ANT/01 (Preistoria e Protostoria) presso il Dipartimento di Scienze Archeologiche di Cagliari e responsabile del LASP – Laboratorio di Antichità Sarde e Paletnologia.
Nel 2006 consegue il Dottorato di ricerca in Archeologia preistorica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” discutendo una tesi dal titolo Risorse litiche e tecnologia nel Neolitico antico della Sardegna. Nello stesso anno diventa Ricercatore a tempo indeterminato (SSD L-ANT/01 Preistoria e Protostoria) presso l’Università di Cagliari. Per lo stesso settore dall’A.A. 2014-2015 è Professore Associato e quindi, dall’A.A. 2019-2020, Professore Ordinario. Per molti anni è stato Coordinatore dei corsi di studio in Beni culturali e spettacolo e in Archeologia e Storia dell’arte, incarico che Carlo ha svolto con passione e con la sua consueta perizia.
I suoi interessi scientifici miravano alla ricostruzione delle più antiche fasi della preistoria della Sardegna e del Mediterraneo, in particolare alla transizione dalle fasi mesolitiche a quelle del primo Neolitico e, in generale, alla neolitizzazione della Sardegna e dell’Occidente mediterraneo. Particolare attenzione era rivolta allo studio dell’ossidiana sarda e alla sua diffusione nell’Europa mediterranea. Carlo nutriva un grande interesse per le moderne tecnologie di rilievo e di analisi, con un approccio multipliscipinare piuttosto rivoluzionario per l’archeologia isolana.
Innumerevoli i suoi scavi e le sue ricerche, sfociate in oltre un centinaio di pubblicazioni, di grande rilievo nazionale ed internazionale e sempre di altissimo livello scientifico. Ricordo le prospezioni nell’Alto Tell tunisino e nel suo caro Monte Arci, gli scavi di Su Forru de Is Sinzurreddus a Pau, di Su Carroppu di Sirri, di Sa Punta a Terralba.
Carlo vantava inoltre una fitta rete di collaborazioni scientifiche ad ogni livello, con università e istituzioni nazionali e internazionali. Negli ultimi anni è stato Editor in chief della Rivista di Scienze Preistoriche, incarico di cui Carlo andava fiero, e che portava avanti con grandi risultati grazie alla sua altissima preparazione e precisione. Il suo “gioiellino” era il Museo dell’Ossidiana di Pau, del quale aveva curato personalmente il progetto espositivo e l’allestimento e di cui era direttore scientifico. La sua prematura dipartita lascia un vuoto incolmabile nel mondo dell’Archeologia preistorica, privandoci del suo instancabile apporto scientifico e umano.
Carlo, oltre ai suoi immensi meriti scientifici, era anche una persona eccezionale e dalle rare doti umane: un carattere a tratti schivo e riservato, ma spesso anche brillante e ricco di ironia. Carlo aveva un grande cuore: era cordiale, generoso, disponibile, sempre positivo. Per queste sue doti e per la sua grande onestà, la sua estrema correttezza, la sua abnegazione al lavoro e alla ricerca, Carlo era veramente stimato da tutti, amici, colleghi, studenti.
Su di lui ho tanti bei ricordi, sin da quando, studenti della Specializzazione, scavavamo insieme nel nuraghe Cuccurada di Mogoro o quando lavoravamo insieme nell’Alto Tell tunisino. Ma sono i momenti relativi all’ultimo decennio, con la consuetudine del lavoro giornaliero nel medesimo Studio, le lunghe chiacchierate e discussioni, gli esami, che tenevamo rigorosamente assieme, le sue battute salaci, le risate comuni, che hanno cementato la nostra amicizia, sfociata anche in alcune comuni imprese, come l’organizzazione di convegni scientifici, la pubblicazione di miscellanee, la progettazione di ricerche comuni, pur nella diversità dei nostri interessi scientifici.
Lo ricordo agli esami. Io scherzavo che si dilungava troppo, che teneva gli studenti a volte anche più di due ore: ma Carlo lo faceva non per “torchiare” il candidato, ma per aiutarlo quando lo vedeva in difficoltà, cercando di farlo ragionare, con calma e pazienza; spesso l’interrogazione si risolveva in una vera e propria lezione, in cui Carlo rispiegava in maniera approfondita quello che lo studente non aveva ben recepito a lezione. Era un piacere sentirlo, e gli studenti ascoltavano rapiti, molte volte anche premiati con un bel voto. Tutti lo apprezzavano per la sua intelligenza e preparazione, e gli volevano bene. L’ultimo ricordo: la scorsa settimana, frugando tra i materiali di un vecchissimo scavo della nostra Università, trovo un frammento di una statuina femminile fittile neolitica. La porto subito da Carlo, che la esamina felice e mi cita subito due o tre confronti. Volevamo pubblicarla insieme... Soltanto giovedì scherzavamo e ridevamo, parlavamo di progetti futuri, di analisi da fare, di scavi, di estate e di mare... E proprio il suo amato mare lo ha portato via, mentre cercava, con il suo solito coraggio e abnegazione, di salvare un ragazzo dalle onde in tempesta... Se ne è andato uno studioso di immenso valore, un docente preparatissimo e amatissimo, ma soprattutto un amico. Riposa in pace Carlo, amico mio. Che la terra ti sia lieve. Te ne sei andato troppo presto.

Riccardo Cicilloni

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